<<Tangentopoli non è mai terminata, è anzi divenuta uno stile di vita con cui gli italiani hanno imparato a convivere grazie a modelli distorti imposti dalla classe politica e celebrati da un’informazione sempre meno indipendente.>>
È così che Antonio Di Pietro, ex-magistrato e politico italiano, descrive uno dei fenomeni che ha maggiormente scosso il nostro Paese negli ultimi 25 anni e che ha condotto alla fine della cosiddetta “Prima Repubblica”, segnando l’inizio della “Seconda” e di un auspicato nuovo ciclo politico.
LA SCINTILLA CHE HA FATTO SCOPPIARE L’INCENDIO
L’inchiesta “Tangentopoli”, riguardante il legame fraudolento instauratosi tra politica ed imprenditoria, comincia a Milano il 17 febbraio 1997. Si tratta del giorno in cui Mario Chiesa, un politico dello schieramento socialista, viene colto in flagrante mentre accetta una tangente da 7 milioni di lire da parte dell’imprenditore Luca Magni. All’arresto di Chiesa partecipa lo stesso Antonio Di Pietro che, di lì a poco, assieme ai magistrati Gherardo Colombo e Piercamillo Davigo darà inizio al pool di “Mani Pulite”. Il nome deriva da un intervista al deputato del PC Giorgio Amendola rilasciata alla rivista “Il Mondo” in cui dichiara
<<Ci hanno detto che le nostre mani sono pulite perché non le abbiamo mai messe in pasta. Come se non si potessero avere dei grandi affari amministrando l’opposizione in una certa maniera.>>
L’obiettivo dei magistrati della Procura di Milano sarà portare allo scoperto il sistema di corruzione e concussione che aveva invaso la sfera economico-politica. La grandissima portata del fenomeno si coglie dall’interrogatorio dello stesso Mario Chiesa, presso il carcere di San Vittore, il quale spiega come la tangente rappresenti di fatto una sorta di tassa verso i partiti che, intercedendo nelle gare di appalto, avrebbero favorito determinate aziende. Tale “tassa” era spartita in proporzioni fisse: 30% al Partito Comunista(PC), 30% alla Democrazia Cristiana(DC), 15% al Partito Socialista Italiano(PSI) e il restante 15% ai partiti minori.
COME FUNZIONA UNA TANGENTE?
Il sistema utilizzato di solito per le tangenti, scoperto dagli inquirenti, era decisamente ben costruito. Si creava una società fantoccio all’estero, questa si interponeva tra la proprietà effettiva, ma occulta, ed i suoi fornitori. Così si potevano presentare contabilità non ufficiali, oggi denominate “fondi neri”, il denaro proveniente da questi veniva riciclato attraverso un’altra società fantoccio. Dopo questi procedimenti, le banconote ripulite rientravano nelle tasche degli autori del meccanismo sotto forma di contanti. Così si ottenevano grosse somme di denaro non tracciabili da poter in sicurezza elargire ai vari rappresentanti politici.
IL CASO ENIMONT
Tra le aziende quella maggiormente coinvolta è stata l’ENI, al tempo pubblica, dalla cui fusione con la privata Montedison, specializzata nel settore chimico, è nato nel 1988 il gruppo Enimont S.p.A, una joint venture con 50.000 dipendenti ed un fatturato di 15.500 miliardi di lire. Tale unione, voluta dall’imprenditore Raul Gardini, ha consentito ai due colossi petrolchimici italiani di dare origine al più grande gruppo del settore, con un’equa spartizione delle quote, 40% Eni, 40% Montedison, 20% flottante. Nonostante le ottime premesse, la vita di Enimont è stata molto travagliata. Nel primo periodo Montedison ha tentato di acquisire la maggioranza del pacchetto azionario, fino al 1990 con la cessione della totalità delle attività chimiche ad ENI. In cambio Montedison ricevette una somma di 2.805 miliardi di lire, ritenuta esorbitante e pari ad un valore di circa 600 miliardi superiore a quello effettivo.
Dalle inchieste della magistratura è venuto alla luce il pagamento di una maxi-tangente di circa 150 miliardi di lire, utilizzata per finanziare in modo illecito i partiti dei politici coinvolti. La tangente, fu pagata da Gardini affinchè l’affare Enimont andasse in porto, con l’intermediazione di Sergio Cusani, dirigente del gruppo Ferruzzi, azionista di maggioranza della Montedison. Il denaro è stato elargito sotto forma di titoli di stato, in gran parte CCT, attraverso conti speciali detenuti presso la banca vaticana IOR. Lo scandalo Enimont, seguito da un processo iniziato nel 1993 e conclusosi nel 2000, ha rappresentato il fulcro delle vicende di Tangentopoli ed il caso più eclatante, tanto che ha condotto prima il presidente di ENI, Gabriele Cagliari, e, a distanza di 3 giorni, lo stesso Gardini al suicidio.
IL COINVOLGIMENTO DI FININVEST
Con Mani Pulite, i tre grandi partiti della democrazia italiana (PC, PSI, DC) furono eliminati dalla scena politica, segnata invece dall’ascesa di Silvio Berlusconi, il fondatore della holding Fininvest S.p.A, che nel 1994 avrebbe vinto le elezioni. Dall’inchiesta emerse anche un coinvolgimento della holding dell’imprenditore milanese, molto legato a Craxi. Quest’ultimo, il 10 novembre del 1992, ricevette sul proprio conto corrente 2 miliardi di lire, il cui mittente si celava dietro il conto “Ampio”, che in seguito si scoprì appartenere a Fininvest. Non era il primo caso di tangenti da parte di Berlusconi, già nel 1991 il Segretario del partito socialista aveva ricevuto sui suoi conti svizzeri 20 miliardi, provenienti dai conti “Polifemo” e “All Iberian”, sempre di proprietà della holding. Il pool scoprirà in seguito che il futuro ministro della difesa Previti aveva ricevuto dal conto “Ampio”, tra marzo e settembre 1992, ben 5 miliardi e 700 milioni di lire. La sentenza del processo non sarà comunque mai emessa, per caduta in prescrizione del reato.
URAGANO FIAT
Il fenomeno delle tangenti ha acquisito una risonanza tale da creare un terremoto in tutta l’imprenditoria italiana degli anni ’90. Tra gli imputati si trova anche la FIAT, a causa dell’opera del suo allora direttore generale Cesare Romiti e del suo CFO Francesco Paolo Mattioli, condannati in primo grado per falso di bilancio e finanziamento illecito ai partiti. L’entità delle tangenti dell’azienda torinese ha coinvolto un numero impressionante di appalti, secondo quanto rilasciato dai top manager. Dal progetto alta velocità delle FS, agli appalti del Mezzogiorno, passando per il pizzo della Metropolitana di Roma, rendendosi protagonista anche di tangenti pagate alla DC ed al PSI per la costruzione di ospedali.
DEBITI E SVALUTAZIONI
Il grande risultato economico di Tangentopoli si è tradotto in un aumento della tassazione, in grandi sperperi per opere pubbliche mai terminate, nell’aumento dei costi della sanità e della mobilità. Tipico il caso della metro di Milano, che ha visto l’impiego di 192 miliardi per la costruzione di 1 km di ferrovia nel 1993, rispetto ai 45 miliardi spesi ad Amburgo. Tutto ciò ha condotto ad un aumento del debito pubblico, riscontrabile in un aumento del rapporto PIL/DEBITO dal 60% del 1980 al 118% del 1992. Il 1992 è stato anche l’anno dell’ultima svalutazione della lira, tanto indesiderata dal direttore della Banca d’Italia Carlo Azelio Ciampi, desideroso invece di condurre le grandi aziende ad investire nei settori tecnologici più all’avanguardia. La svalutazione, causata dall’impossibilità delle aziende di competere a pari livello con le altre imprese europee, ha visto in 3 mesi la caduta del valore della lira di circa il 40%, passando dalla quotazione di agosto di 750 lire per 1 marco, a 1300 ad ottobre.
LIETO FINE?
Gli anni ’90 dal punto di vista politico hanno rappresentato la crisi effettiva dell’Italia e l’inizio della sfiducia nei confronti dell’ordinamento giuridico e politico. Non bisogna però sottovalutare che la procura di Milano ha ottenuto ottimi risultati, tra tutti gli indagati si sono registrate 1300 condanne e patteggiamenti.